Incontro con Jean Starobinski (italienisch – Interview, 26.10.2007)

Schweiz

Jean Starobinski

Balzan Preis 1984 für Literaturgeschichte und –kritik

Für seinen grundlegenden Beitrag zur Kenntnis der französischen und gesamteuropäischen Kultur durch seine der Literatur, Geschichte, Psychoanalyse und Linguistik gewidmeten Forschungsarbeiten, welche von einer feinsinnigen Intelligenz und einer umfassenden Kenntnis zahlreicher Autoren aus verschiedenen Epochen zeugen.

Jean Starobinski, Premio Balzan 1984 per la storia e la critica delle letterature, a Treviglio per ritirare il premio Alberico Sala, presentando il suo ultimo libro “Les Enchenteresses” (“Le incantatrici”, pubblicato in traduzione italiana da Edt) ha rinnovato il suo legame con l’Italia e ha riproposto al pubblico l’ampiezza della sua visione intellettuale e la curiosità del suo approccio alla letteratura e ai grandi temi culturali.


Abbiamo incontrato il critico e storico della letteratura svizzero, professore di Storia delle Idee e Letteratura francese all’Università di Ginevra e membro dell’Institut de France, per sapere quali sono gli sviluppi della sua attività intellettuale, e per chiedergli un suo contributo alle attività della fondazione che gli ha conferito nel 1984 il Premio Balzan.
Professore, sappiamo che Lei è molto legato all’Italia sin dalla Sua giovane età. Come è nato questo legame?
Il mio legame con l’Italia si è costruito in Svizzera, per la maggior parte a Ginevra, durante la guerra, e in molti modi differenti. Nel 1943 molti rifugiati, militari o civili, sono divenuti miei amici. Mi limito solo ai nomi di Giorgio Strehler, Franco Fortini Lattes, Guido e Carlo Majno, D’Arco Silvio Avalle. Facendo parte del comitato di redazione della rivista “Lettres” (fondato e diretto da Perre e Pierrette Couthion), ho preso diversi contatti per l’edizione di un numero speciale (apparso nel 1945 se non vado errato) dedicato alla nuova letteratura italiana. Ho così incontrato e consultato il grande filologo Gianfranco Contini, che insegnava letteratura e filologia italiana all’Università di Friburgo. All’Università di Ginevra, poi agli Incontri internazionali di Ginevra, ho incontrato, poco tempo dopo, Montale e Ungaretti, che sono diventati miei amici e che ho ritrovato durante i miei viaggi in Italia. Associo alla loro memoria quella di Piero Bigongiari. Il primo di quei viaggi, nel 1945 o 1946, lo feci in compagnia di Marcel Raymond che era allora il mio relatore per la tesi a Ginevra: eravamo stati invitati tutti e due alla Casa della Cultura di Milano. Mi ricordo che il mio argomento era il motivo dell’albero nella letteratura francese recente (Malraux, Sartre). Fu quella l’occasione del mio primo incontro con Carlo Bo. Come presidente del comitato degli Incontri internazionali di Ginevra e membro del Comitato dei premi di composizione musicale della regina Maria José, mi sono sforzato di mantenere i contatti con gli universitari, gli scrittori e gli artisti italiani. Come molti dei miei amici che appartenevano a quella che è stata chiamata “Scuola di Ginevra”, ho avuto spesso il piacere di incontrare Arnaldo Pizzorusso a Firenze, così come collaborare ai corsi di Alta Cultura della Fondazione Cini, che si sono sviluppati sotto la direzione di due carissimi amici, Vittore Branca e poi Carlo Ossola. Sono stato parte attiva nella pubblicazione della rivista “Strumenti critici” (fondata da Cesare Segre e Maria Corti). Ho partecipato con gran piacere a uno dei simposi sul Lessico intellettuale europeo organizzati da Tullio Gregory e Marta Fattori. Farei fatica a nominare tutti i periodici, tutte le manifestazioni universitarie alle quali ho partecipato in Italia, tutti i colleghi e amici che ho incontrato nel corso degli anni, prima del 1984, anno in cui mi fu attribuito il Premio Balzan. Nel 1969 l’Accademia dei Lincei mi nominò Socio straniero. Quasi tutti i miei libri sono stati tradotti in italiano e pubblicati, particolarmente presso Il Mulino a Bologna, cosa che mi diede l’occasione di un incontro memorabile con Ezio Raimondi. Non menziono atri temi e onorificenze che ho ricevuto in Italia, che sono scritti nel mio curriculum vitae.


Il Suo rapporto con l’Italia si è rinforzato ulteriormente in seguito al conferimento del Premio Balzan?
Ho avuto il piacere di partecipare ai lavori del Comitato Generale Premi della Fondazione Balzan dal 1988 al 2001. I miiei legami con l’Italia si sono così rafforzati e diversificati. Ho anche preso parte al simposio sulle “due culture” organizzato a Londra dalla Fondazione nel 2002. Uno dei miei ultimi lavori, dedicato alla figura dell’incantatrice in alcune importanti opere liriche, è appena stato pubblicato in Italia („Le Incantatrici“, EDT, Torino, 2007).Professore, nel corso degli anni successivi al Suo premio Balzan, la cerchia dei premiati Balzan si è ulteriormente allargata a importanti esponenti della cultura francese.


Come forse saprà, anche quest’anno troviamo fra i vincitori un francese: il Professor Michel Zink dell’Institut de France. Cosa ci può dire sul premiato Balzan 2007 per la letteratura europea (1000-1500)?
Conosco e stimo enormemente Michel Zink; l’ho incontrato a più riprese durante i simposi sula poesia che si sono tenuti allla Fondazione Hugot del Collège de France. È senza dubbio uno dei massimi conoscitori della poesia cortese medievale. Con altri due Premi Balzan, Yves Bonnefoy e Marc Fumaroli, ha contribuito alla pubblicazione di un volume molto importante sull’identità letteraria dell’Europa, nel 2006. Lo considero uno dei migliori difensori oggi esistenti della filologia romanza.

Marcello Foresti
per www.balzan.org

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