Discorso di ringraziamento – Roma, 13.11.2002

Francia

Xavier Le Pichon

Premio Balzan 2002 per la geologia

Uno dei pionieri della teoria della tettonica a placche, ha avuto un ruolo di primo piano nello studio dei confini delle placche esplorando con sommergibili le profondità marine.


Signor Presidente,
Signore, Signori,

Quando ero ragazzino in Vietnam, guardavo l’Oceano Pacifico e mi chiedevo in che modo la spiaggia si prolungasse sotto quei flutti azzurri che si estendevano a perdita d’occhio. I misteri nascosti di quello strano mondo mi affascinavano e questa domanda non mi ha mai più abbandonato. Ho avuto l’immensa fortuna di poter consacrare la mia vita professionale a cercare la risposta, per giunta in un periodo in cui i mezzi di esplorazione del mondo sottomarino si sviluppavano così rapidamente che ogni nuova ricerca apportava un bottino di importantissime informazioni. In fin dei conti è proprio questa curiosità di scoprire ciò che è sconosciuto che voi oggi premiate così generosamente con il premio Balzan 2002 per la geologia.
La mia generazione sarà ricordata, a mio avviso, come quella che non solo ha esplorato i fondali oceanici, ma ne ha anche compreso la natura, la formazione e il modo di funzionare. Ed è stato così possibile, basandoci su queste acquisizioni, mettere a punto il nuovo modello di evoluzione della crosta terrestre, il modello della Tettonica a Placche. Dovevamo superare il concetto delle “barchette” continentali sulle quali stavamo, per cominciare a comprendere la vita del nostro turbolento pianeta, con il suo seguito di terremoti ed eruzioni vulcaniche. Credo che questa sia una lezione importante. L’ambiente che ci circonda forma un tutto immensamente complesso. La soluzione dei problemi che esso ci pone, si trova raramente con un approccio localizzato. Soltanto un approccio globale permette quegli importanti progressi concettuali che rivoluzionano una disciplina, come ha fatto la Tettonica delle Placche per le Scienze della Terra.

La mia avventura nei misteri oceanici fu soprattutto un’avventura umana. La ricerca scientifica, ai giorni nostri, è collettiva, soprattutto quella che si pratica in mare. Durante una campagna di ricerca, noi formiamo una squadra che non avrà successo se non sarà fraterna. Personalmente ho un debito enorme, non solo nei confronti dei ricercatori con cui ho lavorato, ma anche dei numerosissimi marinai e tecnici, americani, francesi e giapponesi, senza i quali non avrei potuto far nulla. Fra coloro, così numerosi, che mi hanno aiutato, permettetemi di ricordare Maurice Ewing, un vero gigante dell’oceanografia. Texano, figlio di un cowboy del Texas, per il quale l’oceano era come il Far West, mi insegnò il rispetto del dato scientifico. Fu lui a battezzarmi oceanografo: avevo 22 anni ed ero appena entrato alla Columbia University con una borsa Fullbright, quando Ewing mi inviò a fare il giro del mondo su una goletta trealberi, la “Vema”.
“L’oceanografia si impara in mare” fu la sua implacabile sentenza. Aveva perfettamente ragione. Devo anche ricordare il CNEXO, divenuto poi IFREMER, il cui primo presidente Yves la Prairie diede per primo impulso alla modernizzazione della flotta oceanografica francese e mi permise di lanciarmi nell’avventura dell’esplorazione sottomarina dei confini delle placche.

Poiché parlo degli uomini e delle donne che hanno segnato la mia vita, non posso tacere l’amicizia dei miei fratelli e sorelle handicappati dell'”Arca”, che mi ricordano continuamente che i valori umani vengono prima di tutto il resto. Devo a loro, e alla mia famiglia che mi ha sempre sostenuto durante questa avventura, l’aver mantenuto intatta la sete di scoperta, sete che ho ricevuto, come un dono, nella mia infanzia. Desidero ringraziarli affettuosamente, soprattutto mia moglie, Brigitte, che ha vissuto giorno dopo giorno gli alti e bassi di questi quarantatré anni di ricerche.
Una caratteristica notevole del premio Balzan è il sostegno finanziario dato ai giovani ricercatori. La mia preoccupazione principale, oggi, è di lasciare la possibilità a coloro che fanno parte della mia squadra nel nostro laboratorio di andare oltre. Grazie al premio Balzan, potrò farlo. Signore e Signori membri della giuria, ve ne ringrazio sentitamente per loro come per me.

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