Discorso di ringraziamento – Roma 15.11.2000

Pakistan/India

Abdul Sattar Edhi

Premio Balzan 2000 per l'umanità, la pace e la fratellanza fra i popoli

Per il suo altruistico lavoro, durato tutta la vita, a favore dei più poveri e della pace; per essere sempre andato alla ricerca di chi ha bisogno e di cui nessuno si cura.

Cerimonia di Consegna dei Premi Balzan 2000
Roma, Accademia dei Lincei, 15 novembre 2000

Signor Presidente,
Membri della Fondazione Internazionale Balzan,
Signore e Signori,

Asslam-O-Alaikum

Sono molto felice di essere qui, tra il popolo italiano, nella bella città di Roma. E vorrei innanzitutto esprimere la mia gratitudine alla Fondazione Internazionale Balzan e ai suoi fondatori, Angela Lina Balzan e suo padre Eugenio Balzan.
Ci unisce lo stesso interesse e lo stesso spirito, quello di lavorare per il bene dell’umanità. Per me, è stata mia madre ad insegnarmi ad amare e a rispettare i più bisognosi e gli emarginati. La gioia che ho provato nel curare ed accudire mia madre paralizzata è sempre presente in me, anche dopo diversi decenni dalla sua morte. Non potrà mai cessare, perché nelle nostre Case Edhi continuano ad essere curate molte madri paralizzate come fu la mia.
Signori: l’era moderna della comunicazione, della scienza e della tecnologia ha trasformato il mondo in un villaggio globale. Oggi, un singolo popolo di un’area specifica non soffre più da solo le sue calamità, i suoi disastri, la sua anarchia e la sua povertà. I sistemi multimediali trasmettono il dolore di uomini lontani da noi e lo diffondono immediatamente in tutto il mondo, provocando una volontà di partecipazione al disagio, ed una sensibilizzazione generale, soprattutto tra le organizzazioni umanitarie che si dedicano all’assistenza nel sociale. 
La Fondazione Abdul Sattar Edhi è una di queste organizzazioni. Da cinquant’anni ormai la Fondazione è impegnata nell’attività socio-umanitaria sul campo. Il tutto ebbe inizio in un quartiere poverissimo di Karachi, in un dispensario che avevo preso in affitto a titolo personale.
La nostra prima iniziativa fu la distribuzione gratuita di medicinali ai più poveri e, siccome quest’attività ebbe un impatto notevole, nel 1957 ci fu donata un’ambulanza. Dopo, molti volontari mi hanno affiancato nella mia missione e ora, grazie a Dio Onnipotente, la Fondazione Abdul Sattar Edhi è riconosciuta come la più grande organizzazione di ambulanze nel mondo basata sul volontariato, così come riportato dal Guinness dei primati mondiali dell’anno 2000.
Signori: per il sostegno della Fondazione Abdul Sattar Edhi e delle sue attività, mi sono sempre appoggiato esclusivamente ai miei connazionali, alla gente del Pakistan. E posso dichiarare con orgoglio, che non ho mai accettato alcuna donazione da governi, locali o stranieri che fossero, e nemmeno da organizzazioni caritatevoli.
Vorrei aggiungere che oggi in Pakistan, ad ogni cinquanta chilometri, la Fondazione Abdul Sattar Edhi fornisce un servizio di assistenza: sulle più importanti strade statali esistono centri di primo soccorso per i feriti con trasporto ad ospedali, e centri che si occupano dei funerali dei morti non riconosciuti. Questa rete di servizi comprende, sul territorio pakistano, una flotta di oltre 400 autoambulanze, ambulanze aeree, unità locali, unità mobili e di soccorso.
Le Case Edhi forniscono ristoro, alloggio, abbigliamento e cibo agli emarginati. Noi incoraggiamo gli ospiti delle nostre case trasmettendo loro uno spirito di autonomia e di iniziativa personale attraverso l’istruzione e l’orientamento professionale. Gli infermi mentali in particolare vengono educati a comprendere l’importanza dell’essere autonomi.
Bambini e adulti che durante particolari emergenze sono stati separati dalle loro famiglie, si ritrovano e si riuniscono grazie a una rete umana, e grazie alle segnalazioni trasmesse dalla radio e televisione statali. Accanto ai maggiori centri Edhi sono stati creati degli asili nidi per bambini abbandonati: curati prima da noi, vengono poi dati in adozione a famiglie senza figli.
Oltre all’ospedale oftalmico e molte altre cliniche, abbiamo a Karachi anche un ospedale oncologico, in grado di offrire terapie anche a pazienti terminali. Inoltre, la Fondazione Abdul Sattar Edhi ha seppellito ad oggi migliaia di corpi non riconosciuti. 
Signor Presidente, il raggio d’azione della Fondazione Abdul Sattar Edhi non resta confinato solo in Pakistan. Laddove accade una calamità naturale, la Fondazione Edhi impegna le proprie risorse per aiutare i bisognosi. Per citare alcuni esempi: siamo intervenuti durante le carestie in Somalia, Afghanistan, Iran, Turchia, Egitto; e abbiamo soccorso i rifugiati della Bosnia, Palestina e Kashmir, così come le vittime dell’inondazione nel Bangladesh.
Negli Stati Uniti, in Canada, a Londra, e negli Emirati Arabi Uniti, vi sono uffici internazionali Edhi, che prestano aiuto a persone bisognose.
Signor Presidente: quanto detto sopra è solo una breve sintesi introduttiva delle attività della Fondazione Abdul Sattar Edhi. L’ho voluta fare per testimoniare che la sincerità e la devozione sono sempre vincenti, se queste qualità sono impegnate a favore degli emarginati. Allora sì che Dio e i Suoi fedeli si fanno avanti per assisterci. 
Signor Presidente: secondo la Carta della dichiarazione dei diritti umani, il cibo, l’educazione, la salute e il lavoro sono diritti umani fondamentali; sono diritti che fanno ormai parte del patrimonio universale del concetto dei diritti umani.
Sotto questo profilo, credo sia necessario che i paesi poveri del mondo siano al centro dell’attenzione e della partecipazione del resto del mondo. E vorrei trasmettere in questa occasione, agli intellettuali come alle massime autorità, il mio sincero messaggio di pace. La guerra porta soltanto massacri e sangue; solo la pace può generare prosperità e felicità. Il mondo deve intraprendere seriamente e subito un cammino verso una pace internazionale. Perché anche la pace è uno dei diritti umani fondamentali. Il nostro amore, la nostra sincerità e la nostra devozione all’umanità richiedono uno sforzo davvero comune, un insieme di sforzi collettivi per arrivare alla pace. Nella pace i paesi poveri potranno combattere la povertà, l’analfabetismo, l’esplosione demografica e la fame, per dar vita ad uno stato sociale, ad una società in cui gli uomini si adoperano per cambiare e migliorare la propria sorte.
Infine, vorrei ringraziare la Fondazione Internazionale Balzan e i suoi fondatori in nome della Fondazione Abdul Sattar Edhi e del popolo del Pakistan per avermi conferito questo premio in riconoscimento di opere umanitarie.
Sono sempre molto onorato quando il mio lavoro in favore dei poveri viene riconosciuto a livello internazionale; e anche altri paesi mi hanno già insignito di premi. 
Ma il più grande premio per il mio lavoro rimane sempre il sorriso che illumina i visi delle persone che soffrono; e tutti i premi che ricevo vengono investiti interamente per diffondere quel sorriso. 
Per quanto mi riguarda, non posseggo nulla, tranne la piccola stanza che mia madre mi lasciò, e i pochi abiti che indosso. 

Allah Hafiz.

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