Discorso di ringraziamento – Roma, 13.11.2002

USA

Anthony Grafton

Premio Balzan 2002 per la storia degli studi umanistici

Per la rilevanza della sua opera sulla storia della cultura umanistica, in special modo della tradizione classica nella storia dei movimenti intellettuali europei dal Rinascimento, fino a comprendere la storia dell'evoluzione dei metodi e delle tecniche di studio, nonché dei legami tra la cultura umanistica e lo sviluppo della scienza moderna.


Signor Presidente,
Signore e Signori,

La notizia che avrei ricevuto uno dei Premi Balzan di quest’anno è arrivata come una totale sorpresa che mi ha profondamente colpito. Durante l’ultimo quarto di secolo e più mi sono dedicato alla ricerca di come si studiava e si apprendeva nei Paesi Occidentali, indagando i metodi con cui gli studiosi leggevano i testi, scrivevano la storia e insegnavano le loro discipline ai più giovani. Questi interessi mi hanno condotto in alcuni degli ambiti più misteriosi e difficili da comprendere della storia del sapere. Seguendo questa pista, sono arrivato fino a una casa di mattoni di Leiden, che ora è diventata una scuola di karate, in cui, negli anni attorno al 1600, Giuseppe Scaligero rivoluzionò lo studio della cronologia. Dieci anni di lavoro mi hanno permesso di capire come riuscire a ricostruire i calendari e stabilire la datazione delle varie epoche che stanno ancora alla base della storia antica e medievale. Questi interessi mi hanno anche portato nelle biblioteche di Berlino, negli archivi e nelle aule dei seminari dove, negli anni attorno al 1820, Leopold von Ranke modificò il modo di scrivere la storia. Ho passato settimane molto felici nel suo archivio di Berlino, e ho potuto vedere come egli trasformava nel racconto storico i metodi e le forme letterarie della filologia classica e dell’antichistica. La ricerca di altre questioni tecniche riguardanti l’erudizione e il suo passato mi ha riportato al mondo antico per poi ricondurmi al ventesimo secolo, mi ha spinto a conoscere archivisti molto puntigliosi e falsari privi di scrupoli, mi ha richiesto di seguire vite individuali e di ricostruire istituzioni e discipline e mi ha procurato un immenso piacere.

Questo lungo pellegrinaggio attraverso corridoi bui e polverosi mi ha fornito molto, ma molto più che semplici informazioni sui miei predecessori. Come studente, sono entrato in contatto con grandi maestri, uomini e donne di cultura che mi hanno guidato dentro la storia dell’erudizione e mi hanno fornito l’esempio delle loro metodiche. Come ricercatore, ho incontrato altre persone che coltivavano i miei stessi interessi e che presto sono diventati colleghi e amici. I loro consigli e le loro critiche mi hanno accompagnato per decenni. Come insegnante, ho avuto la fortuna di trovare studenti che nutrivano la mia stessa passione per il mio singolare campo di studi e il cui lavoro ha esteso, corretto e superato il mio. Se mi sono impegnato in una lunga ricerca su una materia nebulosa e tecnica, se mi sono dedicato a studi che pochi docenti universitari – e ancora meno lettori fuori dal mondo accademico – hanno trovato interessanti, ho fatto tutto ciò con le migliori guide possibili e con i migliori compagni di viaggio. Nessun’altra vita dedicata allo studio avrebbe potuto essere più soddisfacente.
Il Premio Balzan ha coronato questi decenni di studio dedicati agli aspetti più oscuri e misteriosi del lavoro degli eruditi con un riconoscimento pubblico che non mi sarei mai aspettato di ricevere. Ringrazio la Fondazione Balzan e i suoi membri dal profondo del mio cuore per avere riconosciuto il mio operato. La generosità della Fondazione mi permetterà di continuare i miei studi nel migliore dei modi e di incoraggiare studiosi più giovani a portare avanti questo tipo di ricerca per un’altra generazione. Sebbene non posso dichiarare di meritarmi questa straordinaria onorificenza che mi è stata conferita, la accetto con una profonda riconoscenza non solo da parte mia, ma anche da parte della disciplina che ho tentato di sviluppare e degli insegnanti, colleghi e studenti a cui devo tanto.

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