Discorso di ringraziamento – Berna, 09.11.2001

Francia

Claude Lorius

Premio Balzan 2001 per la climatologia

Per la sua attività di eccellenza nello studio della paleoclimatologia polare, da cui sono derivati risultati profondi e innovativi.


Signora Consigliera Federale,
Signore e Signori, membri della Fondazione Balzan,
Signore e Signori,

Il telegramma che mi avete fatto pervenire per annunciarmi che ero fra i Premiati della Fondazione Balzan rimarrà impresso nella mia memoria. Vi rimarrà a lungo, così come la memoria dei ghiacci polari ha conservato l’impronta dell’evoluzione del clima e dell’ambiente che ci circonda.
È stato il fascino dell’Antartide, continente intatto e inospitale, ma anche territorio comune dell’umanità dedicato alla ricerca scientifica, che ha determinato la mia carriera di ricercatore. All’esplorazione della calotta polare seguì la progressiva scoperta delle ricchissime informazioni conservate nei ghiacci, relative sia alle temperature, sia alla composizione dell’atmosfera a livello planetario. In seguito siamo tornati indietro nel tempo, andando dai tempi recenti verso molte centinaia di migliaia di anni or sono, per considerare in prospettiva lo stato attuale del nostro ambiente. Tutto questo è costato numerose campagne sul campo, frutto di una solidarietà tra scienziati polari rimasta molto viva nonostante le vicissitudini delle relazioni politiche fra stati.

Due concetti fondamentali emergono dall’analisi dei campioni prelevati nel cuore dei ghiacci polari, in condizioni difficili, sino ad oltre 3600 m di profondità e costituendo un archivio di 420.000 anni: prima di tutto, e relativamente alla climatologia, abbiamo dimostrato che la temperatura e la concentrazione nell’atmosfera dei gas serra sono strettamente collegate all’interno di un sistema climatico complesso. Per noi, le emissioni di questi gas dovute all’attività umana produrranno un sovra-riscaldamento del nostro pianeta.
Ma le misurazioni dei recenti ghiacci attestano ulteriori impatti delle attività umane sulla nostra atmosfera avendovi potuto determinare dei fall-out radioattivi, dei metalli pesanti come ad esempio il piombo, dei composti chimici come i nitrati e i solfati.
Questa memoria dei ghiacci ha contribuito alla presa di coscienza del degrado del nostro ambiente. La nostra era industriale segna l’inizio di uno nuovo periodo, l’«Antropoceno», come l’ha definito il Premio Nobel Paul Crutzen, caratterizzato dall’impatto crescente dell’Uomo sull’ambiente del nostro pianeta.


Vi esprimo la mia riconoscenza per avermi attribuito questo premio; ovviamente a titolo personale, ma anche a nome dei miei colleghi e dei giovani ricercatori che svilupperanno questi studi grazie all’iniziativa della Fondazione di appoggiare anche dei progetti innovativi che coinvolgono giovani ricercatori. E poi, con questo onore che porta il nome di climatologia la Fondazione dà testimonianza della sua sensibilità per il comportamento dell’Uomo verso il suo ambiente. Tutti sappiamo che l’obbligato sviluppo economico è accompagnato dal degrado dell’ambiente. Ciò che è da spezzare è proprio questo legame e, se permettete, vi sottoporrei “una timida proposta”: la Fondazione potrebbe occuparsi di un tema come “Ambiente e sviluppo durevole”. Questo tema corrisponderebbe sicuramente alla volontà di Eugenio Balzan di aspirare a un progetto per l’Umanità.

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