Discorso di ringraziamento – Berna, 07.11.2003

Regno Unito

Eric Hobsbawm

Premio Balzan 2003 per la storia europea dal 1900

Per la sua brillante analisi della dolorosa storia dell’Europa del XX secolo e per la sua capacità di coniugare la profondità delle ricerche storiche con un grande talento letterario.


Nulla è più centrale al processo della scienza e delle materie umanistiche – che l’inglese definisce con due diversi termini, a differenza dell’espressione tedesca Wissenschaft che invece ne sottolinea l’unitarietà – dell’opinione di coloro che sono in grado di applicare i criteri della scienza e del sapere e di coloro che sono esperti della materia. In un certo senso questo è ancora più importante per le materie umanistiche dove i frutti del pensiero e del sapere sono più difficili da scindere dalle passioni della vita fuori dai laboratori, dagli archivi e dalle aule di quanto non lo siano nelle scienze naturali. Per ovvii motivi la storia, e in special modo la storia europea dal 1900, è un campo influenzato in maniera particolarmente pesante da emozioni e partiti presi, a livello nazionale, politico, religioso, ideologico e così via. Pochissimi sono gli storici di tale periodo – e sicuramente non io – che affermerebbero di non aver condotto le loro ricerche sul ventesimo secolo sine ira et studio e se lo affermassero non gli crederemmo. Così uno storico del ventesimo secolo apprezza in maniera particolare un premio che gli è stato conferito da un Comitato Premi che rappresenta i più alti livelli della scienza e del sapere di nove paesi. Sono consapevole dell’onore che ricevo nell’unirmi alla schiera degli storici cui questo premio è stato conferito prima di me, maestri, e alcuni anche insigni maestri di quello che Marc Bloch ha definito “le métier d’historien”: Ernest Labrousse e Ernst Gombrich, Dick Southern e Arno Borst – per nominare solo alcuni di coloro da cui io stesso ho imparato. Vi ringrazio di avermi permesso di unirmi alle loro schiere.
Vi è, tuttavia, un altro motivo per cui vorrei esprimere la mia gratitudine. Il Premio Balzan gode della rara distinzione di prendere in considerazione sia il passato di uno studioso sia il futuro del suo campo di ricerca.
Si tratta di un premio oltremodo generoso e nessuno dei premiati potrà fare a meno di apprezzarne la generosità. Ma ciò che lo contraddistingue da ogni altra onorificenza è che permette al premiato, soprattutto qualcuno troppo anziano per poter continuare ancora per molto, di dedicare una somma della stessa entità al progresso del suo campo di studio tramite l’opera di giovani ricercatori. Il Comitato Premi Balzan è stato non solo generoso verso di me ma mi ha anche dato la meravigliosa possibilità di essere generoso verso i miei colleghi più giovani a un livello che non avrei mai immaginato. Mi rendo conto che questa è un’innovazione recente del Premio. Me ne rallegro. E’ sicuramente nello spirito di Eugenio Balzan e sono profondamente grato di questa doppia generosità interamente inattesa.
“ La copiosità”, vale a dire la generosità, ha detto il famoso studioso e critico inglese del Settecento Samuel Johnson, “riceve sempre parte del suo valore dalla maniera in cui essa è conferita”. Nessuno meglio della Fondazione Balzan avrebbe potuto conferirla in modo più gradito agli studiosi. Ringrazio Voi, non solo a nome mio ma anche a nome di coloro che – spero – saranno in grado di condividere per il mio tramite tale munificenza.

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