Discorso di ringraziamento – Roma, 17.11.2016 (video + testo)

USA/Italia

Federico Capasso

Premio Balzan 2016 per la fotonica applicata

Per il lavoro pionieristico nel campo del design quantico di nuovi materiali con specifiche caratteristiche elettroniche e ottiche che ha portato alla realizzazione del rivoluzionario laser a cascata quantica, e per i suoi importanti contributi sul fronte della scienza e della tecnologia fotonica nella plasmonica e nei metamateriali.


Signor Presidente,
Membri della Fondazione Balzan,
Gentili Signore e Signori,

sono enormemente grato per questo premio che riconosce le ricerche svolte con i miei collaboratori nell’arco di quasi trent’anni prima ai Laboratori Bell (Bell Telephone Laboratories), crogiuolo creativo da cui è nata tanta della scienza e tecnologia della società dell’informazione e altrettante scoperte fondamentali nei campi più svariati che vanno dalla matematica all’astrofisica, e poi alla Harvard University nella Scuola di ingegneria e scienze applicate, altro “hot spot” di scienza, tecnologia e innovazione.
Devo la mia prima formazione scientifica, e per questo un debito di gratitudine, alla Scuola di Fisica di Roma, risorta nel dopoguerra con la tradizione di Enrico Fermi e del suo gruppo, e voglio ricordare qui grandi scienziati quali Edoardo Amaldi, Giorgio Salvini, Nicola Cabibbo, Bruno Touschek, Franco Bassani, che ho avuto non solo come professori ma anche come punti di riferimento e Maestri, e più recentemente Giovanni Jona-Lasinio, che mi ha iniziato alla fisica dei sistemi complessi e con cui ho avuto la fortuna di collaborare. Questa tradizione, che è giusto chiamare “fermiana”, si traduceva in un modo di fare ricerca e di affrontare problemi collegando direttamente esperimento e teoria, privilegiando l’interpretazione fisica dei fenomeni e la chiarezza di pensiero. La laurea con Francesco De Martini, che si era fatto un nome in Francia e in America, mi diede l’opportunità di imparare il mio mestiere lavorando alle frontiere dell’ottica e un’ottima preparazione allo stile di ricerca dei laboratori di punta americani. Eravamo un gruppetto di giovani animati dal sacro fuoco della ricerca in un piccolo laboratorio nel sotterraneo dell’Istituto di Fisica!

Dopo la laurea passai un anno di insegnamento in un istituto tecnico romano, che mi diede il gusto della didattica, seguito da due anni di ricerca presso la Fondazione Bordoni, un ottimo istituto di telecomunicazioni. Grazie all’interessamento del mio direttore, il compianto Ing. Benedetto Daino, e a una borsa del Rotary Club mi trovai catapultato, a ventisette anni, nel cuore del laboratorio industriale più avanzato del mondo, i Laboratori Bell, ora decorati di ben otto premi Nobel, avamposto di ricerca dove si fondevano in un contesto altamente interdisciplinare e innovativo scienza fondamentale e applicazioni. Questo ambiente enormemente stimolante seppure altamente competitivo in un’atmosfera di nuova frontiera dove il rischio era altamente incoraggiato, è stato determinante per trovare, per così dire, la mia voce, e per questo un grazie sentito va anche ai miei managers, tutti scienziati di alto livello. Lì mi resi conto che la creatività si può imparare e maturò la mia vocazione di “designer quantico” di nuovi materiali artificiali con proprietà non esi24stenti in natura e ingegnerizzabili per le applicazioni più svariate tra cui il laser a cascata quantica, frutto di un lavoro di squadra con giovani in gambissima tra cui cito in particolare Jérôme Faist, ora professore all’ETH di Zurigo, Carlo Sirtori, professore all’Università Diderot di Parigi, e Claire Gmachl, professoressa all’Università di Princeton. Qui devo ricordare la mia collaborazione fruttuosa di oltre vent’anni con Alfred Cho, a cui va tutta la mia gratitudine. Egli è il padre della tecnica commerciale universalmente utilizzata di deposizione di film cristallini ultrasottili, nota come epitassia a fasci molecolari, che permette di realizzare materiali artificiali dello spessore di pochi atomi. Non c’è quindi da meravigliarsi se considero i Bell Labs come la mia seconda Alma Mater, dopo l’Università di Roma.

Dopo ventisette anni ai Bell Labs sentii il forte desiderio di cominciare una nuova avventura scientifica e di cimentarmi nell’insegnamento universitario. Alla Harvard University, presso la Scuola di ingegneria e scienze applicate, ho trovato un ambiente congeniale e creativo grazie alla mancanza di barriere tra le discipline, alle collaborazioni che fioriscono spontaneamente e incoraggiate tra studenti di gruppi diversi e allo stimolo a sperimentare nuovi metodi di insegnamento. Qui ho creato con dei giovani collaboratori la mia prima start-up. Grazie a un eccellente gruppo di studenti e ricercatori mi si sono aperti davanti nuovi orizzonti scientifici di grande potenzialità tecnologica nel campo del design di superfici artificiali quali le lenti piatte e ultrasottili. Sono grato alla giuria del Premio Balzan per aver anche riconosciuto questi recenti contributi.
Infine il continuo, e sottolineo, paziente sostegno di mia moglie Paola in questi quasi quarant’anni di avventure scientifiche è stato inestimabile così come il tifo delle mie figlie Luisa e Marta!
Grazie.

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