Discorso di ringraziamento – Roma, 17.11.1988

Francia

René Étiemble

Premio Balzan 1988 per la letteratura comparata

Per aver approfondito nelle sue ricerche e nei suoi numerosi saggi i problemi teorici della letteratura comparata facendo risaltare con grande onestà intellettuale le qualità personali di parecchi grandi autori di diverse culture.

Signor Presidente.
Eccellenze,
Signor Presidente e Signori membri della Fondazione Balzan,
Signore e Signori,

Quando, con mio grande stupore, venni a sapere che mi avevate attribuito l’inatteso onore del Premio Balzan, la mia prima reazione fu di pensare che qualche bello spirito maligno avesse redatto il telegramma; ma ben presto venni rassicurato da Jean-Baptiste Duroselle, egli stesso premio Balzan e membro della vostra giuria.
In un certo senso mi ha sorpreso meno la scelta della disciplina che mi è valsa questo altissimo riconoscimento; se non erro, è la prima volta che avete deciso di attribuire un premio alla letteratura comparata: specializzazione che di fatto non lo è perché, tanto per darvene so lo un’idea, essa stessa richiede la consacrazione di gran parte di una vita alla lettura di tutte le grandi opere della letteratura universale e questo, generalmente, per trarne un bel giorno una letteratura generale che, malgrado tutte le differenze catalogate, confermi le conquiste dell’ematologia moderna, ossia che un cinese, un fulbe o un indio d’Amazzonia possono avere un sangue la cui struttura è più vicina alla nostra di quella del sangue di nostra madre.
Hanno un bel dire i razziainsisti con la loro atroce espressione ” lo hanno nel sangue” !
Vorrei qui dimostrarlo con una facezia che azzardai allorché insegnavo letteratura francese all’università di Montpellier. Quell’anno il programma richiedeva di spiegare il “romanticismo” francese. Lessi qualche opera che lo riguardava, preparai le schede e tenni il corso agli studenti che durante il liceo avevano sentito e subito tutti i relativi luoghi comuni . Dopo aver terminato il corso e precisamente prima di finire, mentre coloro che venivano chiamati in un altro corso già lasciavano l’aula, ritenni di dover annunciare al mio pubblico sbalordito che i pezzi citati che avevo preparato per curare nei minimi particolari questo corso alla francese – cioè l’esordio, lo svolgimento in tre parti , la conclusione da far coincidere con “ciò che bisogna sapere” sulla questione – erano esclusivamente composti da testi cinesi che risalgono ai Regni combattenti (V-III secolo a.c.) e alla dinastia degli Han.
Questo per dimostrare che il comparatismo famoso, per potersi definire tale, non può formarsi se non tramite una lettura scrupolosa dei capolavori della letteratura universale, scritta o anche recitata, qui e là, durante le veglie rituali . Così praticata e insegnata, questa disciplina, troppo spesso limitata a due o tre letterature appartenenti all’Europa occidentale, non solo si apre al nostro minuscolo pianeta , ma permette di definire una letteratura “generale” che – certamente – non soddisfatta di sottolineare e valorizzare le caratteristiche proprie di ciascuna letteratura, non scorda però i tratti comuni a quel gruppo di letterature o addirittura a tutte le letterature. A questo punto appaiono inevitabilmente quelle che mi ostino a definire le invarianti e vorrei qui menzionarne una che mi toccò sul vivo recentemente, quando la scoprii . Ognuno di noi, in Francia, conosce la storia del piccolo Pollicino che per paura di venire abbandonato e non ritrovare più la strada del ritorno, segna con dei sassetti l’itinerario che gli si propone, o impone. Ma, fra tutti i francesi, quanti suppongono che in un racconto dei Pintupi, aborigeni australiani , uno dei membri della tribù, o dell’etnia, notando che in certi punti lungo la strada, la rassomiglianza delle rocce rischia di rendere arduo, se non addirittura introvabile, l’itinerario percorso all’andata pone prudentemente dei sassi sul suo lungo cammino?
Perciò illustrerò la disciplina che la Fondazione Balzan riconosce con grande risonanza, parlando ora del mio compatriota cinese, l’ormai illustre Quian Zhongshu , pressoché mio contemporaneo.
Perseguitato durante i cosiddetti “Cento Fiori”, dei qua li nel 1957 sentii il velenoso odore lungo il viaggio che mi condusse alle grotte di Touen Houang, al di là del deserto dei Gobi , e ridotto al silenzio dalla tirannia del Presidente Mao Tsetung, ecco che riappare, grazie a Teng Hsiao-ping, nel 1982, nel n. 3 di “Letteratura cinese”: v. l’articolo di Bian Ji dal titolo “Quian Zhongshu e la letteratura comparata”. Durante la solitudine ed il silenzio impostogli dalla tirannia maoista, il mio collega aveva elaborato una teoria sulla letteratura comparata di cui vorrei qui menzionare alcuni capitoli: ” Incontro dell’Oriente e dell’Occidente” (lo stesso oggetto del mio volume ” Europe chinoise, vol. I, 1988 – il volume II uscirà nel gennaio del 1989), “Tracce identiche nello spirito dei popoli”, “Delle leggi letterarie comuni”, che sono , o dovrei sbagliarmi, l’equivalente , anzi la copia, delle mie invarianti”•. In poche parole, ho ritrovato con grande gioia nel mio compatriota cinese tutti i valori in favore dei quali combattevo con poco successo in Francia e nei paesi vicini. È perciò un caso se mi sento vicino a colui che celebrai durante l’XI Congresso dell’ Associazione internazionale di letteratura comparata, che si tenne a Parigi nel 1985? In mezzo secolo, compagni di una via cosparsa di insidie, siamo pervenuti , senza conoscerci, alle medesime conclusioni .
Un anno dopo la mia scoperta e l’ elogio che feci del mio collega cinese – da un punto di vista intellettuale e scientifico, mio gemello monovulare – lessi sul “Le Monde” un articolo di Simon Leys che non esitava a celebrare in Quian Zhongshu uno studioso che oggi non ha pari in Cina e nel mondo”.
0 non so più leggere o trovo in questa letteratura comparata alla cino-francese, uno di quegli obiettivi che la generosità della Fondazione Balzan si prefigge: “incoraggiare nel mondo, senza distinzioni di nazionalità, di razza e di religione, la cultura, le scienze e le più meritevoli iniziative umanitarie, di pace e di fratellanza tra i popoli”.

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