Discorso di ringraziamento – Berna, 18.11.1997

Regno Unito

Thomas Wilson Meade

Premio Balzan 1997 per l'epidemiologia

Per la sua opera di avanguardia nel campo dell’epidemiologia cardiovascolare, dedicata in particolare al ruolo svolto dai fattori della coagulazione del sangue nell’incidenza delle malattie cardiovascolari. Le sue ricerche hanno aperto la via a nuove strategie di prevenzione e di trattamento.

È naturalmente per me un grande onore ricevere il Premio Balzan, non solo perché rappresenta un riconoscimento a quel ramo della scienza che è il mio, ma anche perché è la diretta conseguenza del modo aperto e progressista di concepire le attività umane che era di Angela Lino Balzan e di suo padre Eugenio. Un modo di vedere che la Fondazione ha saputo conservare e che contribuisce ad abbattere quella barriera fra scienza e umanesimo, definita nel mio paese “barriera delle due culture” dallo scrittore C.P. Snow. Oggi è ormai opinione comune che questa opposizione vada superata. Per motivi non solo intellettuali ma anche pratici, affinché i risultati delle ricerche scientifiche possano essere valutati e a giusto titolo utilizzati, e, cosa altrettanto importante, affinché gli scienziati sappiano che cosa la società si aspetta da loro. Sono quindi felice di poter condividere questa grande occasione con il Professor Gillispie e il Professor Tambiah.

Ci sono molte altre persone o gruppi di persone che vorrei ringraziare. Stabilire dei nessi fra un sistema complesso come quello della coagulazione, e le malattie cardiovascolari, richiede conoscenze cliniche, di laboratorio, statistiche ed epidemiologiche e, data la vastità della casistica delle malattie cardiovascolari, si è trattato per forza di un lavoro molto lungo. È quindi evidente, spero, che ricevo il premio anche a nome di molti miei colleghi e collaboratori di tutti questi anni. Un modo di ringraziarli, e di dare loro atto del loro contributo, sarà di destinare il premio per continuare sulla via dei progressi da loro compiuti per la prevenzione e la cura delle malattie cardiovascolari, attraverso la profilassi e l’eliminazione di alcune infezioni comuni come l’influenza, per strano che possa sembrare. Desidero ringraziare in modo particolare una delle mie colleghe, Yvonne Sterling, principale responsabile del laboratorio dall’inizio del programma fino a quando è andata in pensione due anni fa. La signora Sterling iniziò con una quantità di scatoloni per gli strumenti e il materiale, in una piccola stanza, e se ne andò lasciando un grande laboratorio noto in tutto il mondo per l’eccellente e innovativo lavoro di ricerca nel campo dei disturbi emorragici e trombotici. Abbiamo avuto anche bisogno di appoggi e incoraggiamenti all’esterno del nostro gruppo, perché agli inizi del nostro lavoro, nei primi anni settanta, l’idea che la coagulazione e la trombosi avessero qualcosa a che vedere con le malattie cardiovascolari era considerata quasi da tutti eccentrica. In questo senso, il mio collega ed amico Gustav Born, anch’egli qui con noi oggi, è stato ed è tuttora per noi un vero pilastro, sempre disposto ad aiutarci concretamente, pur restando obiettivo, finché le prove non si dimostrino sufficienti e convincenti.

Inoltre, desidero rendere omaggio al British Medical Research Council, in particolare per il contributo fondamentale che ci ha dato, nonché, più recentemente, alla British Heart Foundation. Ii tipo di ricerca che conduciamo dipende da organizzazioni come il MRC che mirano, da un lato, a promuovere idee nuove formulate da ricercatori nuovi e, dall’altro, a fornire un sostegno finanziario a lungo termine, oggetto di verifiche permanenti. Senza il notevolissimo aiuto che il MRC ci ha fornito permettendoci di approfondire i primi fondamentali aspetti del nostro programma, e senza il sostegno che il MRC e la Heart Foundation ci hanno poi garantito per gli studi più concreti che stiamo attualmente svolgendo, non avremmo mai potuto perseguire gli obiettivi novatori di ricerca che ci eravamo prefissi. In tutto questo mi ha appoggiato la mia famiglia, mia moglie Liz e i miei tre figli, il minore dei quali – ormai quasi ventisettenne – non era ancora nato quando demmo il via al nostro programma al Northwick Park Hospital.

Colgo l’occasione per ringraziare di cuore anche questo ospedale per la cordialità con cui vi sono stato accolto, e per l’interessamento che i miei colleghi mi hanno sempre dimostrato. Ognuno di noi ha bisogno di un particolare tipo di aiuto per il lavoro che svolge. Nel mio caso, questo aiuto è senz’altro venuto dalla mia famiglia, con attenzione reciproca, consigli, interessamento – negli alti e nei bassi della vita, sia nell’attività professionale di ciascuno, sia nella sfera privata. Liz e la nostra famiglia sono cresciuti, o invecchiati, di pari passo con i fattori di coagulazione, entrati a far parte della loro intimità e dei quali saprebbero parlare da esperti! Mi piace pensare che l’interesse dimostrato dai miei familiari verso questo argomento sia dovuto, almeno in parte, alla curiosità di sapere in che modo il nostro stile di vita può influenzare il loro sistema di coagulazione. Ma talvolta il loro interesse era velato di ironia, impedendomi di prendermi troppo sul serio.

Ai miei familiari in particolare, e a tutti coloro che ho citato, vanno ancora una volta i miei più sinceri ringraziamenti.

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