USA

Ronald Dworkin

Premio Balzan 2012 per teoria e filosofia del diritto

Per i suoi fondamentali contributi alla teoria generale del diritto, condotti con profondità di analisi, originalità di risultati e chiarezza argomentativa, in fecondo interscambio con le teorie etico-politiche e con le pratiche del diritto.

Tra i filosofi e i teorici del diritto contemporanei Ronald Dworkin (*1931–†2013) ha assunto da un terzo di secolo un ruolo di spicco indiscusso, oggi forse senza eguale a livello internazionale. Il volume del 1977 Taking Rights Seriously (I diritti presi sul serio, 1982) ha impostato su nuove basi alcuni dei temi classici della filosofia e della teoria del diritto, analizzando in profondità questioni di fondo quali il rapporto tra regole e principî e il ruolo del giudice nel contesto normativo e nei confronti dei capisaldi costituzionali. In una serie impressionante di ricerche successive, concretate in oltre dieci volumi, Dworkin ha sviluppato un raggio sempre più ampio di riflessioni che, avendo al centro il mondo del diritto, progressivamente hanno preso in esame nodi fondamentali della filosofia morale e politica, con un ventaglio di riferimenti culturali che si riallacciano al pensiero di alcuni tra i classici del pensiero filosofico giuridico antico e moderno. Tra i principali temi affrontati, basti citare il rapporto tra eguaglianza e libertà (Freedom’s Law, 1996; Sovereign Virtue, 2000 [Virtù sovrana. Teoria dell’uguaglianza, 2002]), gli aspetti critici della democrazia americana e le vie per un loro possibile superamento (Is Democracy Possible Here?, 2006 [La democrazia possibile. Principi per un nuovo dibattito politico, 2007]), nonché, in tempi recentissimi, la problematica del fondamento dei valori e della loro compatibilità, discussa in una vasta e originale monografia che si pone in antitesi con molte tra le correnti dominanti della filosofia giuridica del presente: Justice for Hedgehogs, 2011. L’impostazione di fondo di questa, come delle sue altre opere, consiste nella fiducia sulla possibile condivisione, al di là delle ideologie contrapposte, del valore centrale della dignità della vita nella duplice dimensione dell’equal concern (pari considerazione) per ogni esistenza umana e della personal responsibility di ogni essere umano per le proprie scelte di vita: due dimensioni che si richiamano rispettivamente, al principio di eguaglianza e al principio di libertà, ma che per Ronald Dworkin non sono conflittuali bensì convergenti. L’interconnessione inscindibile tra il diritto e la morale vale per Dworkin anche nell’esercizio cruciale del giudicare (così tra l’altro in Justice in Robes, 2006 [La giustizia in toga, 2010]). Felice è anche, negli scritti di Dworkin, il costante tessuto di interconnessione tra le tesi teoriche discusse e l’esame approfondito di casi concreti, in particolare di casi esemplari decisi dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, un terreno sul quale egli ha svolto esplorazioni illuminanti in molti dei suoi scritti. È questa una delle ragioni del fascino e della fortuna del pensiero di Dworkin, che da giurista anche pratico (quale egli fu in gioventù) dialoga con i giuristi sui principî apicali del diritto. Anche nelle opere di sintesi destinate a un più vasto pubblico (ad esempio in Law’s Empire, 1986 [L’impero del diritto, 1994]), non meno che nelle ricerche accademiche, lo stile dell’autore è sempre di esemplare chiarezza. La sua formidabile capacità analitica e argomentativa si manifesta nell’intenso, appassionato dialogo con le altre voci più autorevoli del pensiero filosofico-giuridico contemporaneo di ogni tendenza di pensiero. Il dibattito suscitato nel corso degli anni dal pensiero di Ronald Dworkin non si è mai arrestato. Per questi motivi l’opera di Ronald Dworkin merita il raro riconoscimento che si deve ad un classico del pensiero giuridico contemporaneo.

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